Negli ultimi anni mi sento spesso chiedere cosa vuol dire essere avvocata e futurista?
Come si lavora con il futuro?
Cerco di dare risposte contestualizzate e puntuali ma mi sono spesso resa conto che le mie spiegazioni, un po’ per il tempo limitato e un po’ per il fattore della novità, non sempre riescono a ad arrivare al punto.
Per questo sono grata alla redazione de Il Sole 24 Ore che mi ha offerto l’occasione di prendermi il tempo per parlare della mia professione:
“…abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare
per risolvere i problemi causati dal vecchio modo di pensare
Albert Einstein
Di seguito il testo dell’intervista:
Avvocata civilista, per una decade impegnata nelle istituzioni forensi come consigliere nazionale del Cnf e vicepresidente della Fondazione dell’Avvocatura italiana, oggi avvocata e “futurista” grazie anche a un master in «Previsione sociale e sistemi anticipanti». Carla Broccardo opera ora anche come consulente per organizzazioni e progetti complessi. Ha deciso di affrontare il cambiamento sociale, lavorativo e ambientale cercando nuovi approcci e metodi per interpretare il presente, esplorare futuri alternativi (da qui appunto la definizione di futurista) per riconfigurare esperienze e conoscenze del suo percorso di carriera e di vita. «L’esperienza al Cnf mi ha portato a confrontarmi con sistemi complessi – racconta – e mi sono resa conto di come i confini della professione forense non potessero più limitarsi alla semplice relazione (lineare) cliente-avvocato-tribunale. La complessità dei tempi in cui viviamo, che coinvolge il sistema giustizia, ci impone di cambiare approccio rispetto alla linearità del passato. Un mutamento di prospettiva che va nella direzione di sviluppare nuove strade su come fare assistenza legale, ma che serve anche ad ampliare lo sguardo oltre i confini della nostra professione, per percorrere nuovi terreni inesplorati. La tendenza è stata per gli avvocati verso l’iper-specializzazione, ora serve uno sguardo d’insieme». Nel suo ruolo di consulente Broccardo prepara le aziende e le organizzazioni ad anticipare i cambiamenti socio-economici, ambientali, tecnologici e culturali: «Prendere decisioni orientate al futuro, fondate sulla cultura dell’anticipazione e della lungimiranza, richiede la capacità di saper immaginare il futuro, o meglio di immaginarne più di uno fra cui scegliere quello che si vuole costruire – aggiunge – anche per cogliere le nuove opportunità offerte oggi da piani di investimento e bandi di finanziamento». Sul fronte più strettamente giuridico l’avvocata ricorda come la protezione dei dirittti umani sia «un passaggio imprescindibile per uno sviluppo sostenibile e rende l’avvocato che opera con i diritti un professionista che può impegnarsi concretamente per la sostenibilità». Come ci si forma? Non c’è un corso di laurea o un master specifico. Ma consiglio di creare intorno a sé network inter-professionali, perché solo nel confronto fra più saperi nasce la capacità di sviluppare approcci sistemici e complessi.